I ' PIRATI' DEL VIDEOTEL INVENTAVANO CLIENTI PER INTASCARE MILIARDI

    Questo articolo della "La Repubblica" del 1991, mostra come l'uso del videotel da parte dei pirati era ormai entrato nell'uso comune. E' interessante notare che è uno dei primi articoli dove si parla di pirateria informatica. Ma molto più interessante è che il giornalista spiega come la Telecom simulasse nuovi utenti per gonfia e il numero!!! Nelle pagine collegate i due sistemi per calcolare la password del Videotel!

     

    I ' PIRATI' DEL VIDEOTEL INVENTAVANO CLIENTI PER INTASCARE MILIARDI

    MILANO - Una truffa in grande stile, con decine di protagonisti, costruita con gli strumenti dell' informatica più moderna ai danni della Sip e del suo servizio più innovativo, il Videotel. L' interminabile lotta tra i tecnici dell' informatica buona, al servizio delle grandi aziende di telecomunicazioni, e gli hackers, gli irriducibili pirati del computer, è finita nelle aule di giustizia, in un' inchiesta per associazione a delinquere e truffa aggravata e continuata aperta dalla procura della Repubblica milanese. Quaranta perquisizioni sono scattate in tutta l' Italia del nord, ventitré avvisi di garanzia sono già stati firmati dal sostituto procuratore Antonio Di Pietro. Sono stati sequestrati tabulati, algoritmi, programmi per computer. Nel mirino c' è il giro di centinaia di società e di decine di migliaia di utenti sorto intorno al Videotel, il servizio telematico pubblico per lo scambio di messaggi e informazioni in tempo reale. Un sistema che, dopo gli stenti iniziali, sta iniziando a decollare ma che sta contemporaneamente scatenando i ragazzini telematici che danno la caccia alle passwords, le combinazioni segrete di 14 cifre che ogni utente ha a disposizione per entrare nel sistema. Una parte degli avvisi di garanzia riguarda proprio questi geniotti dell' informatica e della matematica - come li ha definiti il commissario Maurizio Vallone - che da un algoritmo riescono a produre parole-chiave quasi identiche a quelle Sip. Loro, gli hackers, ribattono: Ma quali geni, per scoprire una password bastano un algoritmo e quattro operazioni, è un gioco da ragazzi. Perché la Sip non spiega invece come mai le password che troviamo noi sono connesse al sistema? La verità è che sono password inutilizzate, create dalla Sip solo per gonfiare il numero degli utenti del Videotel e giustificare gli investimenti. Parlano di 150mila abbonati, quelli veri saranno la metà. Ma nell' inchiesta della Criminalpol c' è un' altra sorpresa. Nei guai insieme agli hackers è finita anche una delle aziende più famose nel mondo del Videotel: è la Echosistemi, centro nevralgico del Samantha Network, una serie di dodici società collegate al Videotel in tutta Italia, da Bolzano a Napoli. L' accusa: essersi alleata con i geni malvagi dell' informatica. Secondo la Criminalpol le passwords sarebbero state utilizzate per simulare una quantità straordinaria di richieste di servizi alle banche dati della Echosistemi. La Sip, che oltre a fornire il servizio fa anche da esattore, ha pagato alla Echosistemi questi servizi per un importo - secondo la polizia - di oltre due miliardi. In sostanza: gli hackers si divertivano, la Echosistemi guadagnava, la Sip pagava. E al momento di rivalersi sugli utenti scopriva che dietro quelle password non c' era nessuno, o meglio c' era un pirata dell' informatica senza nome e senza volto. Che reato è? Il codice penale del 1930 non ne parla. Il magistrato che ha firmato gli avvisi di garanzia ammette che le leggi sul crimine informatico mancano, siamo costretti a rifarci per analogia ad altri reati, ma è un po' una scommessa. E l' intera inchiesta si è mossa in una terra di nessuno, dove il progresso tecnico è andato anni luce davanti alle leggi, dove non ci sono norme né precedenti: Abbiamo intercettato per la prima volta in Italia una rete telematica - ha spiegato Di Pietro - ma bisogna vedere come reagirà il tribunale quando porteremo in aula, invece di parole, solo degli impulsi elettronici. La Sip, dal canto suo, ostenta determinazione ma anche cautela: Ci rifaremo legalmente su chiunque abbia abusato del servizio Videotel, hanno detto i funzionari dell' azienda. La Echosistemi è tra questi abusivi? Questa è una conclusione della polizia, noi la denuncia, quando ci siamo accorti che qualcosa non andava, l' abbiamo fatta contro ignoti. L' impressione è che dietro al caso Echosistemi si nascondano situazioni cui la Sip guarda con preoccupazione ben maggiore, tali da mettere in discussione il funzionamento dell' intero sistema Videotel. Il network Samantha lavora infatti solo nel campo delle messaggerie telematiche, quei servizi che l' abbonato Videotel usa per chiacchierare, dietro uno pseudonimo, con altri abbonati: e sui cavi Sip viaggia di tutto, confidenze, partite a scacchi e una valanga di messaggi tra l' affettuoso, l' erotico, il pornosoft, il porno duro. Un popolo di pseudonimi (le messaggerie Samantha hanno, tra fissi e saltuari, quindicimila utenti) che nasconde le storie più diverse: Dune infuocate è una casalinga di Cremona, Carol Alt una diciottenne di Montecchio. Da soli, questi chiacchieroni cablati assorbono quasi la metà delle cinquecentomila ore di Videotel utilizzate ogni anno. E' qui, secondo l' inchiesta, che si è inserita la truffa alla Sip, vedevamo i contatori girare vorticosamente hanno raccontato i poliziotti le connessioni restavano attivate anche dieci ore al giorno. Ma ben più delle messaggerie, raccontano gli addetti ai lavori, a turbare i sonni della Sip ci sono altri fornitori di servizi del Vidoetel: quelli che forniscono, per diecimila lire, ricette di cucina, poesie, e altre amenità. Dovrebbero avere un giro d' affari modesto, invece le richieste arrivano a centinaia, e il trucco è sempre quello: una password pirata attraverso la quale un amico della ditta la sommerge di richieste; poi la Sip paga ma il conto non riesce a finire su nessuna bolletta. Per respingere questo attacco la Sip sta meditando una misura radicale: l' abolizione della password. E ognuno si tenga stretto il suo Videotel.

    LUCA FAZZO

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